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Al “corpo Sanitario Italiano”: medici, infermieri, farmacisti, psicologi, fisioterapisti, biologi, tecnici, operatori civili e militari tutti, che hanno affrontato in situazioni spesso drammatiche e proibitive l’emergenza COVID 19, con straordinaria abnegazione, molti dei quali sacrificando la propria vita per preservare quella degli altri e per contenere la diffusione della pandemia.

L’Italia è stata la prima Nazione europea duramente colpita dall’emergenza pandemica COVID 19 e che per prima ha assistito allo slancio e al sacrificio del proprio personale sanitario.
L’indicazione del Corpo Sanitario Italiano ha un valore simbolico e sincretico dell’amore che tutti sanitari del mondo hanno dimostrato nei confronti degli ammalati e dei sofferenti, in questa tragedia che non ha precedenti nell’epoca contemporanea.
Ovviamente l’indicazione non ha un significato di esclusione o di distinzione rispetto al lavoro e alla dedizione di tutti i corpi sanitari del mondo, che sono impegnati, anche in questi momenti, per fronteggiare la diffusione del virus.
Nel Corpo Sanitario Italiano devono intendersi inclusi, quindi, i sanitari di tante altre Nazioni i quali con immediatezza hanno offerto e prestato il loro aiuto negli ospedali italiani, esponendosi coraggiosamente anche al rischio del contagio.
Inoltre, l’abnegazione assoluta e incondizionata dei sanitari italiani rispecchia i valori di solidarietà umana, di protezione della salute, di cura della condizione fisica e morale dei malati, che costituiscono l’essenza della nozione di pace come tutela dei diritti fondamentali della persona.
Il Corpo Sanitario Italiano si è reso – per usare le parole di Madre Teresa di Calcutta nel discorso di ringraziamento per il Premio Nobel della Pace all’epoca ricevuto- “strumento di amore verso i fratelli”.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

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