Da piacenzasera.it del 31 agosto 2022

“Era una persona affabile, estremamente socievole e simpatica. Comprensiva con gli altri e spietata con se stessa”. Marzio Dallagiovanna, commercialista piacentino, presidente e fondatore dell’associazione Fondazione Gorbachev, rievoca nei pochi istanti di un’intervista il privilegio che ha vissuto negli ultimi trent’anni: aver conosciuto e collaborato con un personaggio che ha fatto la storia. Mikhail Gorbaciov per quelli della mia generazione (insomma chi ha già superato o si avvicina al traguardo dei 50 anni) ha rappresentato fondamentalmente una cosa, la speranza. La speranza (poi diventata realtà) che la guerra fredda potesse finire, che il rischio dell’autodistruzione nucleare non condizionasse più le sorti del mondo e le vite di tutti noi. La speranza (in questo caso miseramente crollata) che il sistema del “socialismo reale” e la sua mostruosa macchina repressiva della libertà potesse autoriformarsi e avviarsi verso una pacifica transizione e la democrazia.

Con Dallagiovanna vogliamo rievocare il Gorbaciov che ha stabilito un legame speciale con la nostra città. “L’ho incontrato per la prima volta nel 1991 a Mosca, quando era ancora presidente dell’Unione Sovietica, ricordo il suo sguardo che ti passava da parte a parte e riusciva a capire quello che pensavi ancora prima di parlare”. “Sono riuscito ad arrivare a una personalità così importante – spiega – grazie ad alcune conoscenze comuni, amici russi e poi ci fece da tramite il professor Vadim Zagladin, braccio destro di Gorbaciov. Il resto lo ha fatto la mia “faccia di tolla” piacentina, quando gli chiesi fin da subito di venire a Piacenza. Da quel primo incontro è nato un rapporto importante e proficuo che ha portato alla costituzione della Fondazione e alle tre visite Gorbaciov nella nostra città, nel ’93, nel ’95 e nel ’96. E’ stata un’esperienza incredibile poter collaborare con lui per 30 anni”.

L’ex premier sovietico è sempre stato un grande amico dell’Italia, le relazioni risalgono naturalmente ai tempi del Pcus e ai stretti rapporti col Partito Comunista Italiano, che sostenne il suo titanico sforzo riformatore e la perestroika. A Piacenza Gorbaciov stabilì un legame molto forte con la chiesa di S. Eufemia e col suo storico parroco monsignor Pietro Casella. “Sì è vero, ricordo – rammenta Dallagiovanna – che in occasione della prima visita piacentina si soffermò insieme alla moglie Raissa davanti alla statua della Madonna di Fatima collocata nella chiesa di S. Eufemia. E’ la Madonna della profezia sull’uomo venuto dall’est che avrebbe cambiato la storia del mondo. Raissa si tolse la catenina che portava al collo e cinse quello della statua. Una dimostrazione di devozione che ha sancito quel vincolo speciale”.

“Tra la fine del 1998 e l’inizio del 1999 – prosegue Dallagiovanna – nacque la Fondazione Gorbaciov che fin dall’inizio si propose di promuovere un messaggio di pace e di coesione dei popoli di tutto il pianeta, attraverso la voce dei premi Nobel. Organizzammo diversi summit e incontri, successivamente la loro organizzazione è stata demandata al Segretariato Mondiale dei Premi Nobel della Pace, costituito nel 2006 a Roma e trasferito a Piacenza nel 2017. Abbiamo recentemente candidato al Nobel per la Pace il corpo sanitario italiano e a breve inaugureremo nel giardino del Collegio Alberoni una stele a loro dedicata. Oggi la Fondazione Gorbaciov si occupa prevalentemente di mantenere i legami di amicizia con la Russia, anche in una fase molto difficile come quella attuale segnata dal conflitto in Ucraina”.